In viaggio verso il Gran Paradiso
È notte fonda quando suona la sveglia. Per arrivare al Colle del Nivolet ci vogliono circa 3 ore. Quindi non c'è tempo da perdere. Gli zaini sono già pronti: Sony A7RV con 200-600mm f/5.6-6.3, Zeiss 18mm f/2.8 Batis e 100mm f/2.8 STF, e Canon R7 con 100-500mm f/4.5-7.1 e 16-35 f4 IS. E l'obiettivo è altrettanto chiaro: non tornare a casa senza aver fotografato il gipeto.
Il viaggio scorre senza intoppi e una volta entrati nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, ci fermiamo a Ceresole Reale per una breve colazione e per chiedere giusto due indicazioni. I locali sono molto disponibili e ci rassicurano sulle probabilità di scorgere la specie tanto ricercata. Abbiamo anche scoperto di essere stati fortunati a scegliere quel giorno, che sembrava un mercoledì di ottobre qualsiasi: il week end stesso sarebbero iniziate le nevicate che avrebbero impedito un'agevole salita.
La giornata si prospetta davvero eccezionale. Cielo blu e aria completamente tersa sono le condizioni migliori per fotografare, sia paesaggi che avifauna.
A questo punto, è davvero difficile andare oltre senza una piccola sosta sul piacevole lago di Ceresole, anche se ci siamo concessi solo lo smartphone per non perderci in foto che bramavamo meno.
Lago del Serrù
La salita è davvero incantevole, ad ogni curva, la vista migliora, fino ad arrivare alla diga dell'AEM, appartenente alla Città di Torino, come dimostra la scritta. Qui è raccolto il Lago del Serrù. Ci troviamo ad appena 1km dal confine francese.
Sony A7RV - f/8 - 250 ISO - 1/400s - Zeiss Batis 18mm f/2.8
Senza indugiare troppo, un piccolo giretto perlustrativo è d'obbligo. Lo scenario appare suggestivo anche se si tratta di un'opera artificiale immersa nella natura più profonda.
Sony A7RV - f/8 - 250 ISO - 1/400s - Zeiss Batis 18mm f/2.8
La presenza di diversi animali quali cardellini (a stormi), gracchi alpini e marmotte fa riflettere sulla bontà del luogo. Anche se vi è arrivato l'uomo, 1500 metri di altitudine sono ancora abbastanza per permettere a flora e fauna di svilupparsi senza troppi intoppi. Speriamo per sempre.
Un incontro inaspettato sul Colle del Nivolet
Ma adesso è arrivata l'ora di salire fino al colle. Superato qualche tornante oltre la diga, ecco che ci si ritrova dall'altro versante, scorgendo numerosi bacini d'acqua, come il Lago Agnel, man mano che si sale e si superano diversi colli. Ogni curva regala nuove angolazioni per fare belle foto, ma il proposito è di scattarle al ritorno.
Si incontrano molti ciclisti, e diversi trekker, ma la maggior parte sale in auto e moto. Su quattro ruote, oltretutto con il cambio automatico, il Colle del Nivolet è davvero facile da raggiungere, ma comunque bisogna salire di altri 1000 metri, fino a 2625m per l'esattezza.
Un buon parcheggio ci permette di preparare le attrezzature agevolmente, quando all'improvviso un piccolo gruppo di persone attira la nostra attenzione: sono intente a fotografare una volpe molto confidente, evidentemente abituata a ricevere del cibo dagli stranieri. Questa è una pratica abbastanza discutibile, perché in nessun caso fa del bene all'animale selvatico. Che siano volpi, o che siano rapaci abituati ai carnai, essi sono indotti a trascurare la ricerca di cibo e questo può condurre a due aspetti negativi. Primo, l'inesperienza dei piccoli che cresceranno senza una vera e propria tecnica di caccia, quando, inevitabilmente, le premure umane verranno meno. Secondo, conseguente all'interruzione del primo, l'avvicinamento della fauna ai centri abitati, negativo in quanto nessuna delle due parti, animale e cittadino, sa gestire correttamente l'incontro tra le specie. Paura, imperizia e presunzione portano a spiacevoli incidenti come quello dell'orsa in Trentino che ha aggredito il runner.
Detto questo, però, la bellezza dell'esemplare non ammette di passare oltre senza scattare. Una volpe rossa così bella, personalmente, non l'avevo mai incontrata.
Canon EOS R7 - f/5.6 - 1/500s - 100 ISO - RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM
Il sorprendente ma apprezzatissimo incontro con la volpe ci ha inizialmente distratti dal panorama che si figurava davanti ai nostri occhi. Di sicuro le fioriture primaverili, o gli innevati versanti invernali permettono scorci migliori, ma la vastità delle valli sottostanti ha comunque contribuito a generare sensazioni di libertà e di contatto con la natura che la vita cittadina impedisce di provare quotidianamente.
Primo avvistamento del Gipeto
E proprio mentre ci stiamo godendo la vista sui laghetti del Nivolet, una macchia gialla sul versante orientale mi colpisce. Che possa essersi già mostrato il gipeto? È lontanissimo, bisogna prima scattare una foto e poi ingrandire al 500% per averne conferma... Ma è lui. Maestoso e inconfondibile, grazie ai tipici barbigli che lo contraddistinguono. E, cosa ancora più impensabile, mentre compare e scompare dietro le rocce, ne appare un altro. Vedere la coppia, al primo avvistamento, è di certo un'emozione che porterò sempre nel cuore, un evento che non può che risplendere nel bagaglio naturalistico personale di chiunque ne assista. Un passaggio di appena pochi secondi, ma di certo indimenticabile.
È bene sapere che l'entusiasmo di fronte questa magnifica specie deriva dalla grandissima opera di reintegrazione del gipeto sulle Alpi, attuata dagli anni '70 fino ad oggi, dopo che la maledetta caccia lo aveva fatto estinguere. Pertanto, assistere al suo ritorno non può che generare calore e commozione. Una volta tanto, l'uomo è stato in grado di porre rimedio ad una delle sue innumerevoli e gravissime colpe.
Fun fact. Solo zoomando a casa, abbiamo notato un comportamento molto raro da parte di un avvoltoio. Non impossibile, ma rarissimo: tratteneva una preda con le zampe. Gli avvoltoi non sono abituati a trasportare le carcasse da un luogo all'altro, di solito banchettano sul luogo in cui le trovano, per questo l'ipotesi della preda è la più probabile.
Secondo passaggio
Senza accorgersene si è fatta ora di pranzo, quindi un panino al volo e poi due chiacchiere con un simpatico signore, abituato al luogo, che sta fotografando la volpe che ancora ci gira attorno, con una vecchia Pentax. Il signore ci informa che poco più indietro, avevamo passato un punto panoramico con delle panchine, sopra il quale il gipeto è solito fare un passaggio quando il sole è più alto nel cielo. Eccitati ed incuriositi, decidiamo di dare una possibilità a quella parole e torniamo indietro con l'auto, e proprio appena parcheggiato un'ombra passa sopra le nostre teste. Se ci avessimo provato per mille giorni, certamente non saremmo riusciti a ripetere quella coincidenza. Il gipeto ci sta girando attorno, molto alto sì, ma fotografabile. Grazie agli 800mm equivalenti dell'accoppiata Canon e ai 900mm di di quella Sony, qualche foto siamo riusciti a rubarla a quell'incredibile passaggio. I migliori, ovviamente gli scatti ambientati, quando il gipeto si è abbassato di quota.
Canon R7 - f/7.1 - 1/3200s - 640 ISO - RF 100-500mm f/4.5-7.1
Canon R7 - f/7.1 - 1/3200s - 640 ISO - RF 100-500mm f/4.5-7.1
Finito il secondo, elettrizzante passaggio, scattiamo qualche foto alla valle, in direzione della diga, ma il sole alto crea troppi riflessi per degli scatti da pubblicare. Nemmeno il polarizzatore, lì testato, può nulla in questi casi.
Proprio di ritorno alla macchina, notiamo nuovamente la volpe, che sembra essere quella di prima, ancora intenta a cercare cibo. Ma ecco che una seconda si fa vedere in alto sul colle e inizia la discesa. Sembra più giovane, di sicuro più diffidente, ma regala forse lo scatto migliore della giornata.
Canon EOS R7 - f/7.1 - 1/320s - 100 ISO - RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM
La discesa
Sazi delle foto appena immortalate, decidiamo di fare ritorno per fermarci in tutti quei piccoli luoghi che abbiamo incontrato precedentemente salendo.
Ecco che incontriamo altri laghetti, molto piccoli, uno stambecco molto schivo in lontananza. Diversi merli acquaioli. E mentre scendiamo verso la diga scorgiamo una piccola chiesetta che non avevamo notato la mattina. La sua posizione è molto evocativa e merita di certo degli scatti, effettuati dall'alto e anche da vicino.
Canon EOS R7 - f/4.5 - 1/2500s - 100 ISO - RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM
Canon EOS R7 - f/4.5 - 1/3200s - 100 ISO - RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM
Mentre l'esperienza sta volgendo a termine, ecco alcune foto che non hanno trovato descrizione durante il racconto. Canon EOS R7 - f/7.1 - 1/500s - 160 ISO - RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM
Canon R7 - f/7.1 - 1/3200s - 640 ISO - RF 100-500mm f/4.5-7.1
Canon EOS R7 - f/5.0 - 1/500s - 100 ISO - RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM
Canon EOS R7 - f/4.5 - 1/400s - 100 ISO - RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM
Canon EOS R7 - f/4.5 - 1/3200s - 320 ISO - RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM
La fine dell'esperienza
Il ritorno verso Ceresole porta con sé la malinconia di fine giornata che caratterizza tutte le belle escursioni, specialmente quando la soddisfazione e le emozioni non sono mancate.
Per concludere, la visita sul Colle del Nivolet è consigliata a chiunque desideri osservare animali rari e spazi aperti, ma con la consapevolezza di poterne anche non incontrare, come può capitare in natura. La fortuna gioca sempre la sua parte. Come ad esempio per l'aquila reale, molto presente sulle Alpi, ma mai avvistata in tutta la giornata.
Nei seguenti link, è possibile visualizzare le gallerie contenenti altre foto dell'esperienza