Il seguente articolo è in continuo aggiornamento: scorrete verso il basso per leggere nuove esperienze!
L'estate è in pieno svolgimento ormai. Abbiamo raggiunto i monti Nebrodi, ove stazioneremo un po', facendo qualche uscita ogni tanto nei soliti bellissimi posti. Queste sono le cronache delle nostre escursioni.
Giorno 1
Prima uscita dell'estate, con Antonio. Preparativi sempre eccitanti, la sera prima. Porteremo:
- Sony A1 e 300+2x;
- Sony A7R5 e 200-600;
- Sony 20-70 F4, perché non si sa mai, qualche situazione di luce particolare, nuvole strane, etc., si può sempre creare.
Ciascuna combo in un minuscolo zainetto, che più minuscolo non si può. Mentre saliamo, un piccolo stormo di gruccioni ci vola intorno. Ci sono ogni anno. Dubito abbiano nidificato in zona. Probabilmente stazionano qui in questo periodo prima di lanciarsi nell'ultimo salto di migrazione verso l'Africa, il Mediterraneo. Qualche scatto così, ma niente di che. Se anche sono posati, appena fai per fermare l'auto schizzano via. Sono molto diffidenti.
Arrivati in quota, prendiamo l'acqua alle "7 fontane". La giornata sembra molto bella, luminosa, cielo azzurro. Ma aria non buona, ci accorgiamo subito. Tre gheppi fanno lo spirito santo su una distesa di ginestre. Mentre finisco di riempire la borraccia, Antonio ci prova, ma l'aria pessima lo scoraggia subito. Andiamo oltre. Parcheggio, un tratto a piedi tra le rocce. Arrivati al nostro "balconcino", montiamo i tele, e dopo le leggendarie sedioline cinesi. Per anni siamo dovuti stare in piedi o appoggiati a rocce acuminate. Poi, per oltre 15 anni, le spiaggine da 2-3kg, quanto un treppiedi, o un supertele. Ora, con queste fantastiche sedute da appena 800g, vale la pena star rilassati e con la schiena comodamente appoggiata. Al tempo, dopo qualche ora in piedi o in posizioni arrangiate, i dolori si diramavano dalla schiena e invadevano il corpo. Così invece si può andare avanti a oltranza, a volte tutto il giorno.
Ed eccoci pronti. In questo stesso posto, seduti così, a volte abbiamo visto in una stessa mattinata oltre 100 grifoni, 40 corvi imperiali, 30 gracchi corallini, 50 falchi in migrazione, e poi lodolai, aquile reali, pellegrino, sparviero, falco della regina, etc. Ma oggi non è giornata. Oltre l'aria pessima, inspiegabilmente, anche assenza di soggetti, che pure siamo sicuri al 100% esserci.
L'aquilotto è nel nido, a circa 800m, a una quota più bassa. Non si vedono adulti. Un bel momento sento un unico verso del piccolo, ma tra la distanza e l'aria non buona, non vediamo nulla. Uno degli adulti dev'essere andato, però, perché dopo un pò vediamo il ragazzo sbocconcellare un volpacchiotto. Quest'anno ne hanno fatto una strage, è una delle prede preferite, evidentemente abbondano.
Passano due corvi imperiali distanti, spariamo qualche colpo per iniziare a fare qualcosa. Ci scambiamo le attrezzature talvolta. Per ora ho io 300+2x e A1. L'azione è fantastica. Aggancio istantaneo e mini raffica. Guardo solo le ultime, perfette. Guardiamo quelle con 200-600 e A7R5. Non è un confronto in condizioni ideali, ma la pulizia del fisso, anche con 2x, è spettacolare. La cosa che più si nota quando facciamo cambio, è la differenza di peso, e anche di dimensioni. Abituato a brandeggiare 500mm f/4 e 800mm f/5.6, il 200-600 mi sembrava un fuscello. Ora, quando lo ricevo in cambio del Sony 300, mi sembra un macigno. Ci si abitua male in men che non si dica.
Un pellegrino, finalmente, ma altissimo, se lo poteva pure risparmiare un passaggio del genere. Un grifone isolato che neanche vale la pena sollevare le braccia. Uccelletti. Qualche rondone. Caspita, un bel gruppetto di rondoni maggiori, ma molto alti. Finché arriva il momento clou della giornata. Una poiana passa abbastanza distante per prenderla sufficientemente sul serio. Ma, sbucati dal nulla, due gheppi la attaccano con veemenza più e più volte. Nonostante la distanza, ovviamente non perdiamo l'occasione, e scattiamo in contemporanea. Dopodiché confrontiamo le foto. Già a monitor si vede una determinata differenza, ovviamente a favore del fisso. Ma d'accordo con Antonio, decidiamo di aspettare e vedere meglio dopo. Ci riserviamo dunque di approfondire al pc.
A casa la situazione diventa paradossale. Più volte ho riconosciuto l'ottima qualità dell'economicissimo zoom Sony. Ne ho paragonato senza remore la resa ai fissi Canon di precedente generazione, 500/4is e 600/4is. Ribadisco, gli is del secolo scorso, non gli is2 del 2011, altra pasta. E lisci, non moltiplicati. In quanto perfino gli is2, duplicati, prestano il fianco a un calo di resa molto avvertibile. Qui invece stiamo confrontando uno zoom stellare con un 300mm di ultimissima generazione, ma duplicato, la situazione più difficile per un supertele in termini di moltiplicazione.
Mettiamo una sola coppia di immagini quest'oggi, ovviamente non post prodotte, ma molto indicative. Le altre sono simili. La differenza di resa è plateale:
N.B. Le seguenti immagini sono pubblicate solo a titolo argomentativo. Non sono state post prodotte, perché anche se si tratta di una scena interessante, la distanza e l'aria rovinano eccessivamente la qualità d'immagine.Abbiamo provato bene il Sony 2x sul 300/2.8. É semplicemente stellare. Punto. Non c'è altro da dire.
Oppure la si può vedere da un altro punto di vista. Il Sony 300/2.8 ha una qualità così grande e mai vista che, pur degradata dall'aggiunta del 2x, rimane comunque talmente elevata, da raggiungere il livello di un supertele fisso, ma liscio.
Sia come sia, la sintesi è sempre la stessa. Il Sony 300/2.8 è il primo supertele mai fabbricato ad essere utilizzabile coi moltiplicatori (tutti i moltiplicatori) a 360 gradi, senza alcuna limitazione. Da quando lo possediamo, il 2x è montato fisso sull'obiettivo e, poiché vi abbiamo fatto praticamente sempre avifauna, non lo abbiamo quasi mai smontato. Altro elemento molto favorevole, l'inutilità di chiudere il diaframma per migliorare la qualità ottica. Solitamente i moltiplicatori forniscono i migliori risultati chiudendo 1-2 stop. Qui è praticamente inutile. La qualità a tutta apertura è già tanto elevata da non richiedere la necessità di un eventuale incremento.
Giorno 2
Nell’uscita precedente le aquile non si sono concesse più di tanto, se non male e da lontano. Intanto l’aquilotto cresce e mostra ogni volta nuove abilità nel volo. In questo periodo a un paio di settimane dall’involo, è ancora un po’ pigro e insicuro, per cui ogni tanto fa un voletto e poi posa. Ma appena intravede un adulto, speranzoso che gli stia portando una succulenta preda, l’euforia lo pervade. Inizia a volare emettendo fortissimi versi, simili al guaito di un cucciolo di cane, e aspetta che il genitore di turno vada a posare per raggiungerlo e così alimentarsi. Ma spesso il genitore non porta nulla, fa un volo per controllare la situazione e, così come era apparso, sparisce all’improvviso.
Sony A1 - f/6.3 - 1/2000s - 500 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
L’aquilotto fa ancora qualche giro latrando, dopodiché si acquieta e va a posare all’ombra, in attesa di un arrivo più sostanzioso.
In queste situazioni, se si è ben posizionati, è possibile fare scatti molto interessanti agli adulti, che quest’estate una sbirciatina da vicino vengono a farla spesso. Il che non è affatto scontato. Altri anni sono molto più diffidenti e ombrosi. Ma anche al giovane, quando si avvicina. Oggi è stato possibile scattare discretamente ad entrambi.
Sony A1 - f/6.3 - 1/3200s - 800 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Soprattutto al giovane, che ha concesso alcune traiettorie interessanti. In una, in particolare, si è mostrato molto bene, rivelando una struttura molto poderosa e prestante. Quasi sicuramente si tratta di un esemplare femmina, di dimensioni solitamente maggiori rispetto ai maschi.
Sony A1 - f/6.3 - 1/3200s - 1000 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Sony A1 - f/6.3 - 1/3200s - 800 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Giorno 3
Dopo la giornata positiva di ieri, oggi le aspettative sono cresciute. Cambio zona, però. Stazionare troppo nello stesso punto non è sempre producente. Provo a scendere. Voglio raggiungere un punto abbastanza remoto, dove non vado quasi mai. L’aquilotto, ieri, pur essendosi avvicinato bene, tuttavia non è andato a stazionare dove va di solito, sulle rocce sotto al punto in cui avevo sostato. Che è solitamente il migliore, soprattutto se fa molto caldo. Dopo aver fatto quella puntata, si è allontanato verso la vallata, proprio dove mi sto recando ora. C’è da scarpinare di più, pazienza. In compenso l’attrezzatura che porto adesso si è notevolmente alleggerita. Macchina e obiettivo (a1 e 300/2.8+2x) pesano almeno la metà rispetto a prima (r5 e 500/4+1.4x), e addirittura un terzo rispetto a prima ancora (1d4 e 800/5.6). Inoltre la sediolina di prima pesava 2kg, mentre quella attuale, veramente fantastica, ha una massa di soli 0.8kg. Mi sembra di essere leggerissimo.
Nella scarpata trovo un piccolo terrazzino dove posizionare la sediolina, mi siedo comodamente e aspetto. Dopo un bel po’ ancora non si vedono aquile. Fortunatamente, non ci si annoia. Già i corvidi non sono male. Si tratta di soggetti molto belli e fotogenici, che dopo un po’ tendono ad avvicinarsi e a consentire begli scatti. Su tutti i corvi imperiali, coi loro voli maestosi, il nero “corvino” coi riflessi bluastri. Ottima palestra anche per testare e ottimizzare l’af. Ma l’af della a1 è di per sé molto potente. Non infallibile, che in queste situazioni non ne esistono, ma sicuramente il più prestante mai avuto, e li ho avuti/provati/usati praticamente tutti. I corvi imperiali li becca alla grande, difficile sbagliarne. Dopo alcune ore di vigile attesa, fotografando di tutto per ingannare il tempo, uno strano rumore mi attrae. Scorgo un drone che mi sorvola. Sgradevole sensazione, quella di essere osservato. Chi sarà mai?
Sony A1 - f/5.6 - 1/3200s - 1000 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Subito dopo vedo l’aquilotto in lontananza che compare e scompare dietro una parete cespugliata. Subito dopo un adulto che fa un paio di giravolte minacciose. Secondo lui dovrei spaventarmi, forse. Fa un po’ di giri avvicinandosi e allontanandosi.
Sony A1 - f/5.6 - 1/3200s - 400 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Un bel momento mi punta e mi viene incontro. Sono le occasioni migliori, bisogna vedere fin dove arriverà e quanto grande sarà sul fotogramma. A un certo punto cessa l’avvicinamento e scarta di lato. Ma insomma, non posso lamentarmi, qualche bello scatto se l’è fatto fare.
Sony A1 - f/5.6 - 1/3200s - 320 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Sony A1 - f/5.6 - 1/3200s - 320 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Continuando a seguire le evoluzioni dell’adulto nel mirino mi distraggo e perdo di vista il giovane. Per ritrovarmelo vicinissimo quando smetto di scattare. Ce l’ho proprio a lato, e non capisco cosa stia facendo…
Purtroppo è girato quando mi stupisce proprio: sta per posarsi, abbastanza vicino. Ma sempre di coda, per non dire altro. Scatto lo stesso per riprendere l’atterraggio. Dovrà girarsi, penso. E invece no, rimane un paio di secondi e vola via, ma senza mai mostrarsi bene, purtroppo. Occasione persa.
Sony A1 - f/5.6 - 1/3200s - 2000 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Per una volta mi si posa vicinissimo (per essere un’aquila reale, ovviamente), ma trova il modo di non farmi scattare una foto che poteva essere spettacolare. Dopodichè si mette a volteggiare e mi ripassa pure davanti, ma ormai la distanza è ben altra.
Sony A1 - f/5.6 - 1/3200s - 640 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Sony A1 - f/5.6 - 1/3200s - 500 ISO - FE 300mm F2.8 GM OSS + 2X Teleconverter
Gli scatti si concludono qui. Rimango un’altra ora, è pomeriggio inoltrato. Dubito che torneranno, ormai. Riprendo la strada del ritorno, tutta salita stavolta, non sarà uno scherzo, ma ne è valsa la pena. Al di là degli scatti più o meno buoni, si vedrà, interagire con due rapaci di questa caratura a questa distanza è un’esperienza molto intensa, che non capita spesso.