Intorno a questo marchio aleggia da sempre, a torto o a ragione, oltre a una smisurata fama di superiorità, anche un alone di mistero e di leggenda.
Quando se ne parla, alcune domande attanagliano subito la mente del fotoamatore. E anche il cuore, di alcuni.
- La Leica vale i soldi che costa?
- Con la Leica si fanno foto migliori?
- In sintesi, la Leica è la migliore “macchina fotografica”?
Tre condizioni
Da ultra ventennale utente Leica, ma non solo Leica, proverò a dare una risposta relativa alla mia esperienza e alla mia visione. Che va scissa, a mio avviso, a seconda di almeno tre condizioni.
· La prima è temporale. Un conto è infatti il panorama della fotografia mondiale anni 50-60-70, Leica M a telemetro o Leica R reflex. Altro, altrissimo, l’attualità.
· La seconda è riferita al collezionismo. Che ha prodotto business ed esagerazioni a volte insensati e che solo col marchio Leica raggiungono determinati livelli, in fotografia. Al punto da diventare patologia. Al di là di alcune quotazioni assolutamente folli, si conoscono persone che comprano materiale Leica senza aprirne mai la scatola, affinchè il valore non diminuisca minimamente. Mettono poi direttamente in cassaforte dove rimane anche per decenni. Spesso nemmeno fotografano più.
· La terza condizione è riferita alla diversità, anche profonda, della grande varietà di prodotti Leica. Per rimanere alla produzione attuale, un conto è una manuale, la manuale per eccellenza, analogica o digitale, M. Altro una modernissima SL o una Q, magari ultimo modello.
Gli anni 50-60-70 e l’attualità. In questa fase, le fotocamere e gli obiettivi Leica venivano costruiti praticamente a mano, uno per uno. Imperavano l’ottica e la meccanica di alta precisione. I prodotti del tempo avevano un’affidabilità proverbiale che ne ha fatto strumenti da lavoro molto costosi, ma giustamente osannati e ricercati. L’elevatissima qualità universalmente riconosciuta ne ha fatto il riferimento assoluto del settore. Col tempo, queste caratteristiche si sono affievolite. L’azienda è passata di mano in mano, e la “moderna gestione manageriale”, attenta soprattutto ai profitti, ha fatto perdere quel quid che la caratterizzava. Ora produce strumenti di buona qualità, ampiamente raggiunta, quando non superata, anche dalla concorrenza, e non paragonabile al tempo che fu, avendo mantenuto, per contro, il livello di prezzi del passato.
Il collezionismo di Leica. Non prenderò in considerazione il collezionismo, verso cui non nutro interesse. Pur possedendo materiale vintage, di diversi marchi, non sono un mero collezionista.
La grande varietà di prodotti Leica. Occorre distinguere tra le varie situazioni. L’attualità è molto variegata. Come una volta vengono, forse, costruite le fotocamere analogiche e le ottiche per le fotocamere a telemetro della serie M, analogiche e digitali, totalmente manuali e che si possono percepire anche oggi come piccoli capolavori di meccanica e ottica, da sempre settori di eccellenza di Leica. Le macchine digitali, invece, e le ottiche af, devono utilizzare tecnologia giapponese, cui Leica si è dovuta appoggiare. Eccezion fatta per qualche particolare delle M, come ad esempio il telemetro, che è ancora un elemento opto-meccanico. Per cui l’uso analogico conserva ancora un sapore di antico, mentre tutto il resto è sfrenatamente elettronico e digitale, e dunque realizzato materialmente in partnership...
Le mie attrezzature vintage. Come ho già detto https://www.alcedo-photo-art.it/blog/leone-admin/collezionareusare-fotocamere-analogiche , a un certo punto ho cominciato a prendere qualche pezzo che mi piaceva.
Le attrezzature vintage che prediligo sono in ottime condizioni, quasi nuove a volte. Vale senz’altro la pena ricercare materiale come nuovo, innanzitutto perché spesso si tratta di vere opere d’arte. Materiali così pregevoli (anche se non sempre il loro valore è elevato) meritano di essere apprezzati in tutta la loro bellezza, senza ammaccature o sverniciature varie.
Il detto “bandiera vecchia onor di capitano”, pur valido in altre situazioni, non lo trovo applicabile, in questo caso.
Quando adopero macchine e obiettivi, che siano vintage o attuali, voglio che siano perfettamente integri e funzionanti, devono essere strumenti realmente utilizzabili.
Le ottime condizioni generali poi, anche estetiche, garantiscono almeno che non ne sia stato fatto un cattivo uso, e le probabilità che il funzionamento sia corretto, aumentano.
Dunque adopero questi materiali, non li tengo in una teca e basta. Per questo non mi sento un mero collezionista.
E poi non ho particolari predilezioni. Mi piace tutto il materiale fotografico, quello degli anni 70-80-90, quando utilizzavo effettivamente questi strumenti analogici per la mia fotografia. Alcuni sono oggetti meravigliosi, vere sculture meccaniche, che in più sono in grado di creare arte, contenuti esteticamente significativi, attraverso la capacità di realizzare immagini.
Al tempo avevo un solo sistema, per ovvie ragioni di costi, ma apprezzavo molto anche gli altri. Quando è stato possibile, ho voluto allargare le mie esperienze e conoscenze agli altri marchi.
Grande considerazione per Leica. Apprezzo i prodotti che Leica ha realizzato nel tempo, non solo quelli fotografici.
Ne ho avuti e usati, e ne ho tuttora, di tutti i tipi.
Fotocamere, obiettivi, proiettori, binocoli, cannocchiali, telemetri laser e quant’altro.
A parte i primi corpi macchina elettronici che, come vedremo, avevano perso la fondamentale caratteristica delle Leica meccaniche, l’estrema affidabilità, e che mi hanno dato qualche grattacapo, tutto il resto ha sempre funzionato bene restituendomi prestazioni sempre all’altezza del nome, e di cui sono ampiamente soddisfatto.
Ma non sono un fan sfegatato del marchio Leica, come non lo sono di nessun marchio.
Purtroppo quando si legge qualcosa che riguardi Leica, è scritta quasi sempre da appassionati letteralmente ammaliati da questo marchio. Pertanto il tono è sempre adorante e non si capisce mai l’effettiva portata della cosa.
Spero invece di riuscire a trattare il tema in maniera realistica, dando a Leica quel che è di Leica, ma non di più.
Quando mi imbatto in un pezzo marcato Leica, so subito due cose:
1) Costerà più del normale 2) Sarà di ottima qualità, superiore alla media.
Tanto mi basta.
In ogni caso, utilizzo quello che mi sembra meglio e mi piace, senza preclusioni di alcun tipo.
Trovo pregi e difetti in ogni marchio, non mi illudo di nulla e mi va bene tutto.
Per cui ogni cosa che asserisco deriva esclusivamente dalle mie impressioni d’uso relative al materiale in mio possesso, o a quello avuto in uso in varie occasioni, sia da commercianti amici che da amici fotografi. E inoltre dagli scambi avuti con utenti esperti del marchio e con, ancora, amici commercianti. Alcuni dei quali specialisti Leica, altri che organizzano viaggi a Wetzlar etc. Sempre informazioni dirette, da persone affidabili, mai per sentito dire, generiche letture sul web e altre amenità simili.
Chiaramente, a ciascuno il suo. Al commerciante, a meno che sia realmente un fotografo, caso raro, è inutile chiedere informazioni tecniche sulle macchine. Vi dirà quello che ha sentito dire.
A lui solitamente si può chiedere come va il mercato e poco altro.
Lo stesso agli eventi, è inutile chiedere pareri tecnici ai personaggi presenti negli stand, al massimo sono manager o dipendenti. Molto difficilmente sono realmente competenti.
Gli scambi interessanti sarebbero coi progettisti, cosa quasi impossibile.
Ma allora, con chi confrontarsi? Con chi da sempre usa realmente queste attrezzature sul campo, non c’è altro.
Infine, per mia natura non concedo sconti a nessuno. Se una cosa funziona bene, se la resa è ottima, se l’assistenza funziona, o tutto l’opposto, non ho alcuna remora a riportarlo.
Battibecchi tra fotografi.
Discussioni sulle Leica esistono da sempre. Vi ho assistito molte volte. Seguono alcuni esempi estremi.
Da una parte quelli che maliziosamente dicono, spesso gratuitamente e senza vera cognizione di causa, essere Leica un feticcio per chi vuole darsi arie da snob.
- “Una macchina per fighetti cui importa soprattutto ostentare il bollino rosso”.
- “Questa macchina fa parte del mercato del lusso e non del mercato fotografico”.
- “Soldi buttati”.
Dall’altra parte, le solite, insufficienti, risposte:
- “La volpe e l’uva”.
- “Dici così solo perché non te la puoi permettere”, (“mentre io sì”, sottinteso).
- “Se non ce l’hai non puoi capire”.
Non bisogna sottovalutare neanche un altro elemento importante presente nella testa dell’innamorato del marchio. Un po’ sana di autosuggestione. Quel fenomeno per cui quando si valuta qualcosa verso cui si nutrono sentimenti benevoli, anche la valutazione riceve influssi benevoli, per quanto si cerchi di essere realisti ed imparziali.
Ho assistito a gustose scenette in proposito.
Come l’esaltazione di un certo risultato finché si pensava prodotto da Leica e un immediato suo ridimensionamento o l’emergere di difetti allorché veniva fuori trattarsi di un altro marchio 😊.
Gli stessi esegeti del brand, quelli che ne scrivono ad esempio, che teoricamente dovrebbero avere maggiore competenza, molto spesso sono i primi a manifestare soggezione e a dare valutazioni poco lucide e/o oggettive dei risultati.
Ricordo test, su note riviste, in cui ottiche R rendevano uguale o addirittura meno di altre non blasonate, e allora, pur mostrando i risultati, i commenti erano che comunque le fotografie reali, sul campo, apparivano superiori.
Quindi l’idea che passava, o si voleva fare passare, era che questi obiettivi avessero tali doti nascoste, che neanche i test che andavano bene per tutte le altre ottiche riuscissero a rivelare tali doti. Ma che comunque poi venivano fuori nelle foto, nell’uso sul campo.
Potersi permettere una Leica
Sgomberiamo subito il campo. Possiedo diverso materiale Leica, non poco, dunque ce l’ho e posso capire. Pur non essendo il mio sistema primario, volendo, posso tranquillamente permettermi Leica. Qualunque fotocamera Leica, e qualunque ottica Leica normalmente in commercio. Ho diversi altri corredi di qualità elevata, dunque posso fare confronti contemporanei di corpi e ottiche senza problemi. Pur non essendo un nababbo cui piace buttar via soldi, ho sempre avuto, ed ho tuttora, nei miei corredi pezzi di costo pari o superiore, a volte anche di molto, a quello delle più costose attrezzature Leica, attuali e passate. Dunque quello che affermo è assolutamente a prescindere dal potersi permettere o meno una Leica.
Perché ho comprato anche Leica
Principalmente per curiosità. Al tempo volevo toccare con mano l’eccellenza di questo marchio.
Non tanto come esperienza d’uso, aspetto per me secondario, ma che ora va molto di moda.
Un tempo infatti compravi una macchina fotografica in base a determinate prestazioni di cui avevi bisogno e alle informazioni che avevi su essa.
Te la studiavi (il manuale aveva solo alcune decine di pagine), imparavi a usarla, ci prendevi la mano, ti ci abituavi. Punto.
Non erano i menù o l’effetto tattile a determinare la predilezione verso un determinato strumento fotografico.
Ora, a quello che vedo, una macchina fotografica è come un paio di scarpe. Se non calza subito bene, la si scarta.
“Non mi cade bene in mano”, si sente dire facilmente.
Questo del cadere bene in mano sembra essere uno dei requisiti fondamentali.
Ecco spiegato perché le case produttrici fanno tutti questi studi ergonomici😊.
A quello che dicono i vari utilizzatori, e vedremo perché, “l’esperienza d’uso” risulta attualmente il parametro essenziale nella scelta di una fotocamera Leica, e quindi di tutto il sistema fotografico che segue.
Lo trovo molto riduttivo nei riguardi di un marchio così importante. Se è così superiore, per chi la usa abitualmente, non dovrebbe essere così difficile spiegare in cosa consista tale superiorità, che non può essere relativa alla sola esperienza d’uso. Ci dev’essere anche altro.
Mi viene il dubbio che spesso, gli stessi innamorati che magnificano il marchio, non sappiano di cosa esattamente si tratti.
A volte proprio mancano delle competenze necessarie per percepire determinate differenze e peculiarità.
D’altra parte, alcuni di questi, a volte hanno un’insospettata energia nella difesa dell’amato marchio.
Ma ha senso comunque, niente da dire.
Spendo dei soldi, tanti soldi in questo caso, voglio farlo bene, e quello che compro deve darmi soddisfazione. Dunque, non sapendo bene che fare, scelgo quello che viene considerato il meglio e mi sento a posto.
Tuttavia, personalmente, nello scegliere un determinato oggetto, tendo a dare altre priorità.
Un sistema fotografico deve farmi fare le foto che ho in mente, soprattutto. Con meno problemi e con la massima facilità possibili. E con una determinata qualità.
Ho dunque comprato materiale Leica per vedere se, vista la fama, poteva darmi qualche valore aggiunto.
Per vedere come faceva le fotografie, in parole povere.
Soprattutto mi interessava la qualità ottenibile nel ritratto e nel paesaggio a distanza con obiettivi tele medi e lunghi, da 85mm a 300mm. Purtroppo Leica non ha 85mm né 300mm. Per cui mi sono dovuto accontentare del range 90-250. Senza disdegnare però grandangoli e normali.
E poi, lo ammetto, insieme ad altri materiali di quel tempo meraviglioso, gli anni 70, Leica esercitava-esercita su di me un gran fascino. Perché al tempo, come tutti gli studenti ero sempre squattrinato. Ma ero anche molto appassionato con la foga degli anni giovanili. A volte avevo in mente di realizzare una determinata immagine ed ero capace di fare cose assurde per riuscire a farla. Amavo molto la purezza del risultato, la qualità intrinseca nello scatto. Alla fine, se e quando ci riuscivo, a volte anche con soddisfazione, mi chiedevo spesso come sarebbe potuta venire col materiale migliore del tempo, appunto la mitica Leica. Non avendola ancora, l’idea che potessi incrementare ulteriormente e sempre più la qualità del risultato, mi stuzzicava molto. Per cui quando ho potuto, più che altro per caso, ho iniziato.
Inoltre, ribadisco che non mi occuperò di Leica M, per vari motivi. Primo fra tutti, perché non è una macchina che fa per me, in quanto nei miei generi preferiti non è minimamente adattabile, dunque non ne ho un’esperienza approfondita.
Per le foto che mi piace fare occorre un sistema con altre caratteristiche e i corpi Leica M, ma ancor più le ottiche che, con un intervallo di focali così limitato, sono totalmente inadeguate. E poi non mi è mai piaciuto a fondo il telemetro.
In ogni caso, poiché la filosofia del marchio sempre quella è, i discorsi su Leica, che si tratti di serie M, Q, R, S, SL, TL o altro, sempre quelli sono, e le considerazioni che si possono fare più o meno rimangono sempre le stesse.