Le dimensioni e il peso contenuti di questo zoom supertele, ne permettono un uso variegato sul campo, a seconda delle diverse condizioni di utilizzo
Per chi dispone di teste con attacco Arca Swiss, non essendo ancora disponibili piedini alternativi, come detto, occorre avvitare al supertele una scomodissima piastra compatibile. Oltretutto queste piastre, per il fatto di mantenere il profilo doppio, sono spesse appunto il doppio di quanto necessario. Capisco che in qualche situazione possa far comodo il doppio profilo. Capisco che talvolta possa essere utile uno spessore maggiore per una questione di resistenza ulteriore. Ma non si capisce come mai non farne anche sottili, diciamo col solo profilo inferiore, l’unico realmente utile. Si comincia a intravedere qualche realizzazione, ma solo per piastre quadrate molto piccole, ottimali per ottiche medio-piccole e corpi compatti, ma inadatte per i supertele. Altro problema di queste piastre è che molto spesso i profili non sono tutti arrotondati, ma alcuni sono a spigolo vivo, per cui possono risultare molto scomode e dolorose da impugnare quando montate su un obiettivo pesante da oltre 2 kg.
Con lo spallaccio l’uso è simile a quello di un fucile. La mano sinistra sorregge la parte anteriore dell’obiettivo, dunque la maggior parte del peso. La mano destra impugna la macchina e scatta, sostenendo il tutto in minima parte, ma con un contributo importante all'equilibrio. Il calcio, che scarica sulla spalla, sorregge tutto il resto e fornisce un appoggio fondamentale per la stabilità. Con almeno tre punti d’appoggio, il sostegno risulta ben stabile e il brandeggio ottimale.
Con Sony a1 c’è poco da fare. L’accoppiata difficilmente sbaglia un colpo, anche in situazioni molto rapide.
Ne abbiamo testato l’uso in varie condizioni, liscio, con spallaccio, con monopiede e su cavalletto con testa mobile. Tuttavia riteniamo l’uso da liscio il meno confortevole, soprattutto volendo usare un moltiplicatore. Lo abbiamo usato spesso così nelle prove "balcone". Che comunque non sono meno impegnative, a volte.
Chiaramente, quando è possibile usare un treppiedi con testa adeguata, l’esperienza d’uso è la migliore. Una volta ben posizionati, obiettivo + corpo macchina risultano senza peso e sempre in equilibrio: qualunque tipo di ripresa è un gioco da ragazzi, anche coi moltiplicatori. Il bello della gimbal. Ma col limite di essere vincolati al terreno e all’altezza fissa del cavalletto, il che può creare problemi. Soprattutto in montagna, quando i soggetti possono presentarsi sia a una quota minore rispetto alla nostra, che a una quota maggiore. Il cavalletto infatti va regolato ad una determinata altezza che non sempre è possibile modificare velocemente alla bisogna. Soprattutto in certi momenti concitati, in mezzo all'azione. Questo, in quanto per consentire scatti in basso, dev’essere limitata. Per gli scatti in alto invece dev’essere molto maggiore, e non è quasi mai possibile intervenire durante le riprese, ad esempio se dopo un soggetto a quota inferiore se ne presenta un altro in pieno cielo. O se lo stesso soggetto si muove dall’alto in basso o viceversa. Insomma, per riprese ad uccelli su uno specchio d’acqua, niente di meglio di cavalletto con testa gimbal. In seconda battuta buono anche il monopiede. Per scatti molto dinamici e in qualunque direzione, incomparabile l’uso dello spallaccio.
Si è trattato di una prova su uccelli acquatici, breve, circa tre ore, ma molto intensa, con oltre 6000 scatti, e rimarchevole in quanto soggetti quasi sempre in rapido movimento. Cigni, cavalieri d’Italia, vari anatidi, tra cui volpoche, morette, germani, etc. Al momento, presso uno specchio d’acqua con uccelli che vanno e vengono, situazione classica. Il mese prossimo sarà la volta della montagna, al passo. In ciascuna situazione siamo riusciti ad effettuare riprese anche molto dinamiche e ottenuto risultati pienamente soddisfacenti.
Sony-A1 - f/11.0 - 1/3200s - 3200 ISO - FE 400-800mm F6.3-8 G OSS + 1.4X Teleconverter, 1120mm
CONFRONTO BRANDEGGIO CON ALTRI SUPERTELE
Lo abbiamo confrontato con un’ottica diversa, ma anche simile, Sony FE 200-600mm f/5.6-6.3 G OSS. Con una molto più leggera, il fantastico Sony FE 300mm f/2.8 GM OSS, da 1.47kg (+ 200g e 2.5cm di duplicatore). E infine una molto più pesante, l’ancora insuperato Canon EF 500mm f/4 L IS II USM, del peso di “soli” 3.2kg, cui ovviamente aggiungere almeno l’1.4x (altri 200g e 2.7cm di 1.4x), sfiorando quindi pericolosamente i 3.5kg. Rispetto al 200-600, pur variando solo qualche centinaio di grammi (360g) e qualche centimetro (2.8cm), la differenza non è grandissima, ma si sente. Si brandeggia ancora molto bene, ma la sensazione di avere a che fare con qualcosa di più grande non è quasi inavvertibile, come pure qualcuno ha affermato. Lo abbiamo poi confrontato con un peso leggero, anzi leggerissimo. Se col 200-600 le differenze sono comunque minime, col 300/2.8 Sony, il mondo crolla. C’è un abisso. Il 300, grazie al chilo e agli 8cm in meno, si brandeggia in maniera ottimale, anche se ci si trova seduti non comodamente, ad esempio, quasi come un 70-200/2.8. Il 400-800 invece necessita una posizione adeguata, oppure occorre alzarsi per scattare bene. Il mondo crolla, ma all’opposto, anche a confronto col prestantissimo 500isII, quello che un tempo veniva considerato, giustamente, il supertele “leggero” per eccellenza, quello "trasportabile" (ovviamente paragonato ai fratelli maggiori 400/2.8 e 600/4). Dopo un anno di 300/2.8, il chilo in più del 400-800 si riesce a tollerarlo, ma coi due kg del 500isII la cosa cambia.
Insomma, il 400-800 risulta nettamente più pesante rispetto al 300/2.8 (Sony). Ben usabile, senza grossi problemi rispetto al 200-600. Un fuscello rispetto al 500/4isII.
RESA OTTICA
Questa è ancora una prova in divenire, in quanto continuiamo a raccogliere dati nelle varie situazioni di ripresa. Per cui, al momento, non è ancora possibile formulare risultati di confronti e classifiche definitive . Un conto è fotografare in riva al mare, altro in montagna a 1000m. Un conto è fotografare a 10°C, altro a 35°C. Poi non abbiamo ancora scatti allo stesso animale effettuati contemporaneamente nelle stesse identiche condizioni con ottiche diverse. Possiamo solo commentare gli scatti che abbiamo eseguito ed esprimere sensazioni (suffragate però comunque dalle fotografie). Oltretutto, i parametri che contribuiscono a formare un’immagine sono tanti, e la resa ottica è uno solo di questi, ovviamente molto importante, ma non come un tempo.
Col 200-600, dopo migliaia e migliaia di scatti in situazioni che conosciamo a menadito da oltre 40 anni, e che abbiamo ottenuto negli anni con attrezzature via via sempre più avanzate, il responso fu che le immagini non erano dissimili da quelle ottenute a suo tempo con alcuni fra i migliori supertele di tutti i tempi, che abbiamo posseduto e usato per molti anni. Ossia gli EF Canon serie USM, 300/2.8, 500/4.5 e 600/4, e gli EF serie IS, 300/2.8is, 400/4is, 500/4is e 600/4is. Ovviamente con tutte le differenze che comporta avere un diaframma f2.8/4 fisso contro un f4.5-6.3. Al di là di queste differenze, ad esempio nella qualità degli sfondi, confrontando anni e anni di fotografie, almeno nelle situazioni in cui lo sfondo non era predominante, ebbene, queste differenze, se c’erano, erano inavvertibili. A meno di certe situazioni col soggetto con forte luce alle spalle (non necessariamente il sole, anche un cielo molto luminoso) in cui il 200-600 presentava qualche bordo violaceo. Differenze invece ben percepibili con un’altra serie spettacolare di Canon e ancora superiore alla precedente, la is2, segnatamente i più recenti 800/5.6is (antesignano, insieme al 200/2is, dei supertele serie is2 e assimilabile ad essi), e 500isII. Ottiche superlative, che abbiamo utilizzato fin dalla loro presentazione per anni e anni in tantissime situazioni. L’800mm, non senza un gran magone, lo abbiamo alienato. Col 500is2 invece non ci riusciamo e lo abbiamo ancora.
Ebbene, la sensazione attuale è che il Sony 400-800, nettamente migliorato in ogni parametro rispetto al 200-600, possa cominciare a battersela ormai anche coi fantastici is2. Le foto ottenute risultano infatti assolutamente ineccepibili in ogni loro aspetto. Chiaramente, nulla si può nel confronto tra un diaframma f4 contro f8. Peso e costo a parte, vince sempre l’f4. Rimane da fare un confronto diretto.
Intanto commentiamo la resa dell'obiettivo in sé.
Cavaliere d'Italia, visione dal basso laterale. Sony-A1 - f/8.0 - 1/4000s - 640 ISO - FE 400-800mm F6.3-8 G OSS a 800mm. Mano libera con spallaccio
400-800. I test sono stati fatti quasi sempre in situazioni dinamiche, ossia uccelli in volo rapido. L'obiettivo liscio, come ovvio, dà le massime prestazioni. Sempre alla massima apertura. Negli scatti dinamici più difficili, l'af risponde in maniera istantanea a qualsiasi variazione del soggetto e, a parte situazioni particolarmente complesse, è difficile che sbagli. Capita magari che in una raffica a 30 fs, qualche scatto non sia perfetto. A volte si vede una sequenza di 6-7-10 scatti buoni, poi se ne vede uno scarso, poi uno inaccettabile, poi la qualità comincia a migliorare con uno scarso o uno già buono. Dopodiché ricomincia la sequenza positiva di scatti perfetti e così via. A 30 fs, 2-3 scatti non buoni significano che si è manifestata qualche incertezza, a volte per motivi inspiegabili, a volte l'aria, un filo d'erba che non si percepisce o altro. Ma significa anche che, alla massima velocità, 30 fs, in 3/30 secondi, ossia in solo 1/10s, la macchina, l'obiettivo, sono riusciti a percepire la variazione e a correggerla. Ribadisco questo dato, 1/10s, un tempo minimo in cui la macchina riesce a fare 3 scatti, ma in cui riesce a misurare la maf ben 12 volte (i corpi Sony più veloci, a9III, a1, a1II, misurano infatti la maf 120 volte al secondo). Alla fine, invece di avere 30 fotogrammi perfetti, ne abbiamo magari 25. Un risultato eccezionale. In queste situazioni, (soggetti di dimensioni medio-piccole, con contrasto non elevato, in volo rapido di avvicinamento frontale, es. un gheppio, un lodolaio), con differenti corpi macchina top di altri marchi, non siamo mai riusciti ad avere simili percentuali.
400-800 + 1.4x. Col moltiplicatore 1.4x si dispone di un 1120mm f11. L'af è sempre rapidissimo e consente scatti dinamici veramente apprezzabili. La media degli scatti perfetti, anche se di poco, scende. Qualche volta, la macchina, parliamo sempre di Sony a1, in base al soggetto e allo sfondo, l'uno e l'altro più o meno contrastati, può rallentare leggermente (rispetto all'obiettivo liscio, ma sempre con velocità elevatissima rispetto a tutte le altre accoppiate fotocamera-obiettivo) e perdere qualche frazione di secondo in più per agganciare (sottolineo questo dato, una brevissima frazione di secondo). Nei casi peggiori, (situazioni di basso contrasto, luce non ottimale, aria non buona), magari anzichè 25 su trenta si scende a 20 scatti buoni su 30. Nel caso di soggetti statici, risultati eccellenti e percentuali di scatti a fuoco praticamente del 100%. Usabilissimo anche a mano libera.
Sony-A1 - f/9.0 - 1/3200s - 640 ISO - FE 400-800mm F6.3-8 G OSS + 1.4X Teleconverter - @582mm
Molto comoda la zoomata anche con soggetti dinamici, purchè il movimento sia abbastanza regolare
Cigno reale Cygnus olor in volo. Sony-A1 - f/11.0 - 1/3200s - 1000 ISO - FE 400-800mm F6.3-8 G OSS + 1.4X
400-800 + 2x. Col moltiplicatore 2x disponiamo di un 1600mm f16. Stesso discorso di prima. Ma ovviamente la luminosità estrema f16 limita l'azione dell'af e si ottengono meno scatti a fuoco. Abbiamo provato questa modalità di ripresa in tutti i modi, mano libera, spallaccio, cavalletto. Direi che, a parte situazioni particolari, l'ideale sia l'uso del treppiedi. O almeno un qualche appoggio fisso. In ogni caso, per chi ha sufficiente esperienza e capacità, l'obiettivo risulta utilizzabile anche per foto in movimento. Ovviamente con tanti ingrandimenti, ben 32 (rispetto a un obiettivo normale da 50mm), nasce il problema di tenere centrato il soggetto, per cui al di sotto di certe distanze e con soggetti molto veloci, la situazione, con 1600mm a mano libera, si complica molto. Invece con un buon treppiede, ma soprattutto una testa adeguata, con soggetti anche vicini, ma che si riescono ad inquadrare da lontano e poi si avvicinano, si può fare molto bene. Il meglio lo si ottiene ovviamente su cavalletto e con soggetti fermi. La qualità di immagine è ancora molto buona, ma ricordo la situazione estrema, 1600mm f16.
ACCESSORI
Essendo il 400-800 da poco in circolazione, ancora non tutti gli accessori sono pienamente disponibili. Ma almeno due è meglio procurarseli prima possibile.
Piedino intercambiabile. Visto che i produttori concordano uniti nel fornire piedini poco pratici, occorre sempre provvedere, procurandosene altri più adeguati. Personalmente preferiamo utilizzare quelli della Wimberley, ottimi e dal costo elevato, ma ancora accettabile. Non economici, rispetto ai cinesi, ma molto ben realizzati, e meno costosi di altri, tipo Kirk o RRS. In poche parole ancora non se ne trovano, né cinesi né altro. La Wimberley lo ha annunciato, c’è già la sigla, AP-640, ma non è dato sapere quando sarà effettivamente disponibile, sono presenti le dimensioni ma non ci sono immagini. L'obiettivo è in circolazione ormai da un mese, cosa ci vuole a produrre un piede intercambiabile? Viene da pensare che non siano più loro a costruire direttamente i loro prodotti, ma che se li facciano fare in Cina o altrove, come ormai fanno tutti (rovinando l'economia del paese). Dunque questo traffico, dagli USA alla Cina per la progettazione, produzione in Cina, poi dalla Cina agli USA, e poi dagli USA all’Europa, ne complica la disponibilità e i tempi. Poi vi è questo Leofoto SF-04, di cui vi sono già le foto, non ancora disponibile, ma essendo totalmente cinese magari si troverà prima. Al momento non resta che arrangiarsi con le solite terribili piastre, spesso con i loro assurdi spigoli vivi.
Copertura mimetica in neoprene. Questa è ancora più importante del piedino Arca Swiss. Per una questione di protezione del prezioso obiettivo. Ma soprattutto per mascherare il colore bianco. Che nel caso di soggetti poco confidenti incide non poco, in quanto estremamente visibile. Al passaggio di un volatile, ad esempio, agitare in aria un grosso oggetto bianco disturba non poco e molte volte tende a farlo deviare. E comunque, un grosso oggetto bianco dà in ogni caso nell'occhio anche in altre occasioni, e diminuirne la visibilità è sempre meglio. Per cui è un accessorio molto importante.
Poiché con l’obiettivo viene fornito un tappo in plastica poco entusiasmante, non è inopportuno dotare il 400-800 anche di tappo protettivo in neoprene. Si può utilizzare tranquillamente quello del 300/2.8, sempre Chasing Birds. Insomma, copertura eccellente e consigliatissima.